Accqua pubblica: REFERENDUM INUTILI?

Sabato mattina, a Roma, si è svolta l’ennesima manifestazione in favore dell’acqua pubblica. Si dirà: a cosa serve, visto l’esito dei referendum di metà giugno? Serve eccome, perché i privati che attualmente gestiscono il servizio idrico in alcune città italiane non sono rimasti affatto con le mani in mano e si sono dati da fare per scavalcare l’esito delle consultazioni popolari.
Un esempio, lampante, lo riporta “Il Fatto Quotidiano” descrivendo le mosse di ACEA. La società, che gestisce l’acqua di 9 milioni di utenti italiani, pochi giorni dopo i referendum ha dato incarico a Giulio Napolitano, professore a Roma Tre e figlio dell’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di stilare una relazione tecnico-giuridica per capire se, con i due referendum vinti, l’affare acqua fosse in pericolo. Il risultato, secondo Napolitano, è no.
A salvare ACEA e le sue sorelle ci pensa il Decreto Legge 70/2011, che è precedente ai referendum: 13 maggio di quest’anno. Il decreto prevede la nascita della Agenzia di vigilanza delle risorse idriche, cui spetta il compito di modificare le tariffe se non sono conformi alle leggi. Se non fosse che, a sei mesi dal decreto, l’Agenzia è ancora un fantasma.
E, come spesso accade in Italia, nell’attesa che la legge entri in vigore tutto resta com’è. Compreso il famoso 7% di guadagno garantito alle società di gestione dell’acqua, che sarebbe stato abrogato dai referendum ma che può essere modificato solo dall’Agenzia. Si tratta, per la precisione, del “7% di remunerazione del capitale”. Il meccanismo è allo stesso tempo semplice e complicato: l’azienda che gestisce il servizio stima gli investimenti da fare nella rete idrica per migliorare il servizio e, dalla bolletta seguente, può caricare sugli utenti il 7% di questo investimento ancora da mettere in pratica. Un 7% che era al centro del secondo quesito referendario sull’acqua e che (almeno in teoria) è stato eliminato.
Ma ovviamente è ancora lì… capito perché, a sei mesi dal referendum, c’è ancora qualcuno che manifesta a Roma?
Fonte: Il Fatto Quotidiano

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