sabato 7 gennaio 2012

“Riflessioni” sul 7 gennaio

di Paolo Vesce

Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni. Sono i nomi di tre ragazzi giovanissimi, militanti del Msi, uccisi a Roma il 7 gennaio 1978 in un agguato davanti alla sezione del partito in via Acca Larentia, rivendicato poi da un gruppo di terroristi rossi.
Qualcuno dice che eventi come questi dovrebbero far riflettere. Ebbene, colgo l’invito e provo a farlo.
Quella stagione, contrassegnata dall’odio e dalle bombe, fu sicuramente tra le pagine più nere della storia d’Italia. Tra le vittime tanti innocenti, tra cui ragazzi trucidati in nome di un ideale solo perché “colpevoli” di vivere con passione altri ideali. Una storia in cui non ci sono vincitori, ma solo vinti. Una storia di sangue che in molti vedono lontana,
anche se il rischio che si ripeta purtroppo c’è, magari non per una guerra di ideologie ma per altre cause. E nell’esprimere questo pensiero, sia chiaro, spero tanto di sbagliarmi e di risultare solo un pessimista.
Va detto, però, che negli anni successivi a quelli “di piombo” non tutte le vittime sono state ricordate allo stesso modo. I morti di una parte, quella “sbagliata”, quella nera, sono stati per decenni (e spero non lo siano più, ora che la guerra delle ideologie sembra superata) trattati come morti di serie B, discriminati in quanto “fascisti”, dallo Stato e anche da una certa parte della magistratura, più o meno sensibile e scrupolosa nella ricerca dei colpevoli a seconda del colore politico. Questi ragazzi sono stati per decenni commemorati solo dai “nostri”, altrimenti sarebbero stati del tutto dimenticati.
Date come quella del 7 gennaio non saranno mai giorni normali, come altri.
Commemorare è un dovere, non dobbiamo smettere di farlo, e di certo non in nome del futuro, perché senza memoria non c’è futuro.


 

Nessun commento:

Posta un commento